Paolo Benvegnù e Marco Parente
8 Aprile 2004
da Musica! (n. 411)

Benvegnù e Parente hanno in comune due fan (Consoli e Donà), il destino da Indie ma, soprattutto, una città, Firenze: quanto è servita a cambiarli?

Milano - Marco, quando ci siamo conosciuti? "Eravamo sul lago di Garda, alla fine del 1999. Io ero venuto a veder suonare gli Scisma in una data del tour dell'ultimo disco, Armstrong. C'era anche Cristina Donà. Uscimmo dopo il concerto e incomiciammo a fare progetti".

Paolo Benvegnù annuisce. "Esatto, poi Cristina si defilò, capii che il progetto Scisma era arrivato al capolinea e noi continuammo con l'idea di collaborare, Perché c'era intesa umana e artistica".
Seduti al tavolo di un bar del centro di Milano, Marco Parente e Paolo Bevegnù (34 e 32 anni) mettono ordine cronologico al loro rapporto in un momento importante per entrambi.
Benvegnù, ex chitarrista degli Scisma, ha pubblicato l'album solista Piccoli fragilissimi film. Marco Parente, re dell'airplay radiofonico indie (tra i suoi fan anche Carmen Consoli e Cristina Donà, che gli hanno regalato i due duetti Oio e Senza voltarsi, rispettivamente) è uscito con L'attuale jungla, il suo primo album dal vivo, molto di più di una semplice versione live del suo terzo album, Trasparente (2002).
"Negli ultimi tempo non ci siamo visti molto. Come in tutte le storie troppo morbose, quelle che ti prendono il cuore, si era sentito il bisogno di staccare. Anche creativamente, intendo, dall'influenza che ognuno esercitava sull'altro. Io mi sono dedicato alle produzioni artistiche, l'album di Terje Nordgarden Otto'P'Notri, Brychan ed Enduro".
Firenze è stata il teatro della loro amicizia. Benvegnù vi si trasferì nel 2000 e Marco Parente, madre svedese e padre napoletano, c'era già stato trapiantato dall'infanzia. La joint venture dei due prese il la con l'ultimo album di Marco Parente, il suo primo con l'etichetta piemontese Mescal. Per lui fu "una boccata d'ossigeno dopo la scomparsa del Consorzio Produttori Indipendenti" e la conseguente naftalina commerciale imposta ai suoi due primi lavori, Eppur non basta (1997) Testa, dì cuore (2000).
"Che facemmo insieme? Paolo lavorò al mio terzo disco, Trasparente, mi aiutò a sviluppare le idee che avevo in mente. Iniziò l'interscambio di musicisti e collaborazioni che è tuttora in corso".
Marco, cosa abbiamo in comune musicalmente? "L'inventiva, il guizzo nel creare contrasti tra melodia e parola".
In certe tue inquiete canzoni l'infanzia gioca un ruolo importantissimo. Qual è il tuo primo ricordo? "Napoli, avevo cinque o sei anni. Ero uno scugnizzo, ma non mi ero mai accorto del male nel mondo degli adulti. Al parco vidi un uomo mettersi in tasca una pistola. Mi impaurii, e imparai presto a non fidarmi".
C'è ancora l'entusiasmo di sempre nella tua musica? "Rispetto agli Scisma, rifletto di più. Ma gioco ancora con le cose, con le parole. Penso che nella mia musica ci sia molto del passato di ascolti che ho fatto. I Beatels, in primo luogo. Ma anche il cantautorato italiano, addirittura una certa corrente di nuovi cantautori. Forse non l'avevo mostrato negli Scisma, anche perché la mente pensante allora non era solo la mia. Anche il film di Jaques Tati, Playtime, mi ha ispirato per le sue sottotrame delicate".
Si farà qualcosa insieme in futuro? "Perché no? Non siamo poi così distanti". Mai stati.


di Carlo Croci

no non cambia il mondo.. se non cambia il mio..